Lingua familiare e lingua di comunicazione di massa

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Cari amici del gruppo di discussione sulla lingua siciliana, io personalmente ritengo che i termini "lingua" e "dialetto" siano abbastanza
vaghi e spesso interpretati in modo arbitrario.

Esistono invece altre due espressioni molto più chiare, e cioè lingua familiare e lingua di comunicazione di massa.

La prima è limitata ad un contesto prettamente familiare, è prevalentemente orale, ha un vocabolario limitato e viene continuamente infarcita di terminipresi dalla lingua dominante.

La seconda è utilizzata in tutti i contesti, presenta norme di scrittura ben definite ed ha una sua terminologia ben precisa per tutti i campi, nessuno
escluso.

Il passaggio da lingua familiare a lingua di comunicazione di massa è possibile, ma si tratta di un'impresa di grandissime proporzioni che richiede
un impegno serio e continuo e può necessitare di decenni per compiersi.

L'ebraico, che fino al 1870 non si parlava quasi più ed era più che altrolimitato ai contesti religiosi, ha impiegato più di cinquant'anni per
trasformarsi in lingua moderna.

Può essere incoraggiante il fatto che persino l'impegno reale di una sola persona può servire a smuovere le acque: difatti, un ruolo fondamentale nella rinascita della lingua ebraica è stato interpretato da Ben Yehuda, un ebreo lituano che ha coniato migliaia di neologismi ed all'inizio era praticamente l'unico a lottare per la trasformazione dell'ebraico in una lingua di comunicazione di massa, con persone che lo osteggiavano ed altre che loderidevano.

La differenza tra lingua familiare e lingua di comunicazione di massa è chiara ed evidente e al momento attuale, inutile nasconderlo, il siciliano appartiene senza dubbio alla prima categoria.

Tuttavia, trasformarlo in lingua moderna è possibilissimo e a mio avvisodoveroso, perché quando un idioma ha una sua identità chiara e precisa è un peccato, oserei dire un delitto, non valorizzarlo (e non "difenderlo", termine che mi fa venire in mente lo zoo e la riserva, o "tutelarlo", espressione meno brutta ma comunque incompleta).

Tutto dipenderà dal nostro impegno, ed anch'io, che per il momento non posso scrivere in siciliano soltanto perché non dispongo ancora di materiale adeguato, intendo dare il mio piccolo contributo…

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Voler trasformare una lingua familiare in una lingua di comunicazione di massa è un progetto semplicemente grandioso dal punto di vista culturale, che non va assolutamente confuso con lo spirito secessionista: non c'è nulla di più sbagliato che identificare la lingua con lo Stato, visto che nel mondo le lingue sono almeno trenta volte più numerose degli Stati e che molto rare sono le nazioni veramente monolingui (in Europa forse solo l'Islanda presenta queste caratteristiche).

Io sono prima di tutto italiano, non sono assolutamente d'accordo con chi definisce l'Italia un'invenzione e sono contro le facili secessioni.

Vedo che c'è anche chi parla di "scimmiottatura": ebbene, a mio parere i tentativi di trasformare una lingua familiare in una lingua di comunicazione di massa sono sempre apprezzabili e non costituiscono mai scimmiottature.

Bisogna poi andarci piano nel definire italianismi tutte le proposte di neologismi: una cosa sono le espressioni prese pari pari dall'italiano, che nella lingua regionale come può essere il siciliano suonano indubbiamente male e sono da scartare, un'altra cosa sono invece gli internazionalismi, che sono sempre esistiti ed esisteranno sempre.

Se in futuro la lingua siciliana (e io glielo auguro con tutto il cuore) dovesse riuscire nell'impresa di trasformarsi in idioma di comunicazione di massa, ovviamente rimarrebbe comunque una lingua neolatina, non un idioma simile al cinese, e manterrebbe in tutti i casi una certa somiglianza con l'italiano; l'essenziale è che abbia un suo vocabolario completo e sia chiaramente distinguibile.

Il portoghese è molto vicino allo spagnolo, con intercomprensione molto buona tra i parlanti delle due lingue, ma nessuno lo considera un dialetto di tale idioma.

Io mi occupo attivamente del sardo e collaboro con il primo quotidiano in lingua sarda "sardinna info".

Anch'io cerco di coniare neologismi, perché una lingua moderna non può assolutamente farne a meno, e a volte anch'io vengo accusato, in modo del tutto gratuito, di fare scimmiottature.

Meglio comunque sforzarsi di scrivere nella lingua regionale, anche facendo tanti errori (che si correggono con la pratica), che limitarsi a chiacchierare in italiano.

Saluti e viva la lingua siciliana!

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