Un cumpenniu di ortugrafia siciliana

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Sto scrivendo questo articolo in toscano per due ragioni. Sarebbe illogico scriverlo in siciliano secondo le regole che sto cercando di cambiare. D’altro canto sarebbe troppo pretenzioso scriverlo secondo le regole che voglio proporre.

La mia proposta sarà esposta in vari punti che saranno designati con numeri arabi.

1) Per la parlata standard si deve prendere quella palermitana. Questa è l’unica scelta naturale perché Palermo è il centro amministrativo, culturale, educativo ed è la città più popolosa ed estesa della Regione Siciliana. Se invece scegliessimo il messinese, ad esempio, alla fine sarebbe un fiasco totale. Forse il messinese può sembrare un ponte tra il siciliano dell’ isola e il siciliano parlato nella Calabria del sud, come una volta la varietà iecava del serbocroato pareva fosse un ponte tra il serbocroato parlato in Turchia e quello parlato in Austro-ungheria. Però, la gente di Belgrado giammai accettò questo tipo di pronuncia. Perciò, ho paura che qualsiasi altra parlata oltre a quella palermitana sarebbe una soluzione incompleta e non facile da accettare.

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2) Benché la parlata scelta sarebbe quella di Palermo e dintorni, si dovrebbero fare le seguenti eccezioni dalla fonologia palermitana perché si possa comporre l’ortografia standard. Questo, comunque, non dovrebbe influenzare lo standard orale.

3) La prima eccezione è la conservazione della distinzione tra “d” e “r”. Dunque, si dovrebbe scrivere una d nelle parole a guisa di:

diri, distanza, di, pedi, caudu, dintra, brodu…

(Cuntinua documentu PDF)

14 Cummintari pi “Un cumpenniu di ortugrafia siciliana”

  1. Lisa

    i pensi ca è bellu!!!. mi piaci i liggi di lingua Siciliana!. I sundaggiu finsce sempre ca MI PIACI SICILIANU!!!. VIVA LA SICILIA E CRISTIAN IMPARATO PER SEMPRE!!!. VE VOJO BENE ASSAI POPOLU SICULU!!.

  2. Vincenzo

    Bedda l’accuminzagghia di st’articulu ma lu liami “Cuntinua ducumentu PDF” finisci sempri in “errore 404”. Chi avemu a fari pi vidirilu? Grazzi e salutamu!

  3. Màju

    Iu vulissi abbìriri stu cumpènniu sanu sanu n PDF. Picchí ‘un si viri cchiù? Lu livàstivu?

  4. Fábio

    Accuminciu mattennuti i manu pî lu travagghiu ca stai façinnu . Makari jû m’ aju pinzatu di canciari e unificari l’ ortugrafia siçiliana . Vulissi fariti nutari ca :

    1 ) FranCisi e SiÇilia non sonanu u stissi . Pi kissu jû ascrivu C ( quannu si pronuncia comu in tuscanu ) e Ç ( quannu jê straxicata ) .

    2 ) U sonu tuscano SCI – SCE jû in siçilianu u scrivu cû X … tra l’ autru , fu usata makari di qualiki pueta ‘ntu passatu ( xuri , xamma , xeccu ) .

    3 ) i priposiziuni atticulati jû li scrivu cu ^ , pi differinziarli di kidde sempliçi : vegnu da tja ( da ) / vegnu dâ Siçilia ( da + la = dâ ) .

    4 ) Comu syracusanu ca sugnu , mi piaçi ricuddarimi di li mê origgini greki , e mi piaçi kiù assai usari a K ca la CH comu fanu li italiani .

    ki ni penzi di li mè suggirenzi ?

    • nnirija

      Fabiju, t’appoggiu supra a tutti li kummenti. kiddu di la ‘c’ mi pari difficili d’implementari pikki li tastieri di li computer non c’anu u tastu a purtata di manu. avissi na dumanna ppi tija. makari ju sugnu likku ppi la k e no a ch. ma ti vuleva spiari, quannu ama usari a j e quannu a y? pikki si mintemu j nta li finali komu ‘talija’, allura quannu dicemu’ju’, avissimu a diri ‘yu’, è giusto?

      grazzi assai

  5. Desidero contattare i responsabili del sito “Lingua siciliana”.

    Vorrei sottoporre loro un’idea di lavoro volta a preservare ed elevare la lingua siciliana.

    Grazie.

    Franco Leone

  6. John

    Sono in totale disaccordo. Questa è discriminazione pura. Per tal motivo, qui, non procede nulla di buono! Dove sta scritto che l’accezione unitaria siciliana debba essere quella “palermitana”, e delle altre cosa facciamo (?), le buttiamo nella spazzatura?! Non così possiamo pensare di risolvere il problema. A mio avviso, la soluzione sarebbe: includiamo tutte le differenti “parlate” siciliane; non è la singola parola il problema, ma la scritttura. Bisogna creare una scrittura per la lingua siciliana. Assolutamente falso e scorretto pensare di includere le funzionalità grammatiche della lingua italiana. A parer mio, andrebbe valutato il sistema di scrittura-lettura presente nella lingua esperanto; certamente adattando e proponendo un sistema appropriato per la sola lingua siciliana. E’ bene ricordare: chi scrive con le regole italiane la lingua siciliana, commette un grave errore.

  7. John

    Sono in totale disaccordo. Questa è discriminazione pura. Per tal motivo, qui, non procede nulla di buono! Dove sta scritto che l’accezione unitaria siciliana debba essere quella “palermitana”, e delle altre cosa facciamo (?), le buttiamo nella spazzatura?! Non così possiamo pensare di risolvere il problema. A mio avviso, la soluzione sarebbe: includiamo tutte le differenti “parlate” siciliane; non è la singola parola il problema, ma la scritttura. Bisogna creare una scrittura per la lingua siciliana. Assolutamente falso e scorretto pensare di includere le funzionalità grammatiche della lingua italiana. A parer mio, andrebbe valutato il sistema di scrittura-lettura presente nella lingua esperanto; certamente adattando e proponendo un sistema appropriato per la sola lingua siciliana. E’ bene ricordare: chi scrive con le regole italiane la lingua siciliana, commette un grave errore.

  8. Shekelesh

    Nel linguaggio letterario un qualche accento di standard già esiste e questo propende per il palermitano, ma non come quello attuale che si sente per strada, stracarico di dittonghi e trittonghi, bensì un palermitano non dissimile dal catanese. Una codifica è assolutamente necessaria, basti andare a controllare la wikipedia scritta in siciliano per piangere. Lì hanno trasformato il siciliano in un dialetto attraverso la sicilianizzazione di termini del tutto italiani (anche cumpenniu non mi suona per niente siciliano), e ormai non sembra più esserci modo di modificare quelle 17.000 voci.
    Tempo fa ho contattato questo sito per proporre una codifica ma non ho neanche ricevuto una risposta.
    I problemi relativi alla sistematizzazione dello standard sono giganti, a cominciare dal fatto che in siciliano esistono dei suoni non presenti in tutto il resto d’Italia. Spesso questi suoni mutano in relazione alla loro posizione all’interno della frase o della parola. NON si può perciò usare l’italiano come modello. Come già hanno ricordato qui, la di francisi non è assolutamente uguale alla di Sicilia. La distinzione nella lingua siciliana risulterebbe un obbligo! La di “siciliano” è uguale a di “sciarra” solo che in questo secondo caso è geminata. I sistemi di trascrizione attuali del siciliano NON tengono in considerazione questo fatto. Usare invece di è un retaggio tutto italiano che è stato trasmesso al siciliano quando hanno deciso che sarebbe stato “declassato” a dialetto. Scrivere per esprimere la nasale velare [ŋ] è segno di una profonda ignoranza in materia linguistica. In italiano la [ŋ] è sempre seguita da un’occlusiva velare, in siciliano NO, si può addirittura trovare all’inizio di parola.
    Sul punto 3 sono d’accordo a metà. Ovvero all’inizio di parola è necessario mantenere la dentale sonora (però questa va pronunciata [r] in contesto itervocalico, tranne con i monosillabi forti); nel mezzo della parola invece quella va trasformata definitivamente in , perché è così che avviene quasi ovunque.
    Comunque sono ancora disponibile per un lavoro di squadra (fra esperti) per una standardizzazione del siciliano.

  9. Come al solito si cerca di affermare una supremazia palermitana o catanese. L’autore sbaglia a non tener conto delle parlate delle altre province della Sicilia. Rivendico la piena mia autonomia di scrivere il siciliano parlato a Siracusa richiamandomi ai suoni del mio parlare e ciò in mancanza di una grammatica che riunisca, frutto di compromesso necessario, le varie parlate dell’isola. Questo potrà avvenire solo se i nostri dotto si metteranno al lavoro. Buona salute a tutti. Questo è il mio modo di scrivere:http://www.antoniorandazzo.it/CUMEDDIA%20VERNACOLO/XIIIo_CUMEDDIA_IN_VERNACOLO_SIRACUSANO.pdf

  10. e qui c’è qualcosa che potrà aiutarvi a capire quali sono le difficoltà che si debbono superare per poter scrivere in modo appropriato. Secondo me tutto da rivedere perchè non capiremmo nemmeno noi che scriviamo:http://www.antoniorandazzo.it/ARCHIVIO%20GENERALE%20FOTO%20SIRACUSA/LINGUA%20SICILIANA/DIDATTICA%20LINGUA%20SICILIANA.pdf

    • Non mi meraviglio nenche di questa mancanza di risposta da parte, sopra tutto, dell’autore di questa pagina. Evidentemente scarseggiano gli argomenti e le idee. Buona SALUTE E PROSPERITà A TUTTI. Uno dei mali di questa società contemporanea, come diceva Madre Teresa si Calcutta, è l’indifferenza.

  11. Shekelesh

    Nel linguaggio letterario un qualche accento di standard già esiste e questo propende per il palermitano, ma non come quello attuale che si sente per strada, stracarico di dittonghi e trittonghi, bensì un palermitano non dissimile dal catanese. Una codifica è assolutamente necessaria, basti andare a controllare la wikipedia scritta in siciliano per piangere. Lì hanno trasformato il siciliano in un dialetto attraverso la sicilianizzazione di termini del tutto italiani (anche cumpenniu non mi suona per niente siciliano), e ormai non sembra più esserci modo di modificare quelle 17.000 voci.
    Tempo fa ho contattato questo sito per proporre una codifica ma non ho neanche ricevuto una risposta.
    I problemi relativi alla sistematizzazione dello standard sono giganti, a cominciare dal fatto che in siciliano esistono dei suoni non presenti in tutto il resto d’Italia. Spesso questi suoni mutano in relazione alla loro posizione all’interno della frase o della parola. NON si può perciò usare l’italiano come modello. Come già hanno ricordato qui, la C di francisi non è assolutamente uguale alla di Sicilia. La distinzione nella lingua siciliana risulterebbe un obbligo! La C di “siciliano” è uguale a C di “sciarra” solo che in questo secondo caso è geminata. I sistemi di trascrizione attuali del siciliano NON tengono in considerazione questo fatto. Usare C invece di ç è un retaggio tutto italiano che è stato trasmesso al siciliano quando hanno deciso che sarebbe stato “declassato” a dialetto. Scrivere per esprimere la nasale velare [ŋ] è segno di una profonda ignoranza in materia linguistica. In italiano la [ŋ] è sempre seguita da un’occlusiva velare, in siciliano NO, si può addirittura trovare all’inizio di parola.
    Sul punto 3 sono d’accordo a metà. Ovvero all’inizio di parola è necessario mantenere la dentale sonora (però questa va pronunciata [r] in contesto itervocalico, tranne con i monosillabi forti); nel mezzo della parola invece quella va trasformata definitivamente in , perché è così che avviene quasi ovunque.
    Comunque sono ancora disponibile per un lavoro di squadra (fra esperti) per una standardizzazione del siciliano.

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