Petizioni Lingue minoritarie in Italia
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Egregio Presidente Carlo Azeglio Ciampi,
Coloro che Le scrivono, Sardi e non Sardi, linguisti e non linguisti, accademici e non accademici, si erano in origine uniti con l’intenzione di chiederLe di firmare la legge n. 3366 sulle Minoranze Etniche e Linguistiche approvata definitivamente da Parlamento Italiano in data 25 Novembre 1999.
Visto che Lei ci ha provvedenzialmente preceduto, ratificando questa legge necessaria, approfittiamo di quest’occasione per esprimerLe la nostra soddisfazione per la Sua decisione.
Riconoscere e tutelare le culture e lingue Sarde, Friulane, Occitane,Valdostane, Germaniche, Franco-Provenzali, Slovene, Albanesi, Croate, Ladine, Cimbre presenti sul territorio dello stato italiano non va contro la lingua italiana standard. La tutela delle diversità, è segno di libertà, di apertura, di vera multiculturalità, di sincero europeismo.
Questa tutela potrebbe rivelarsi molto utile anche per l’italiano, in un prossimo futuro in cui l’allargamento dell’Unione Europea comporterà un uso sempre più esteso dell’Inglese. Nel contesto europeo, gli stessi argomenti da sempre usati contro le lingue regionali (i cosiddetti “dialetti”) potrebbero benissimo essere usati contro le odierne lingue statali: la produzione di cultura non omologata agli interessi del più forte comporta sempre dei costi economici e resistenze psicologiche, ma il valore della sua ricaduta sulla società è semplicemente incalcolabile.La invitiamo inoltre, a promuovere nelle sedi opportune un dibattito costruttivo per riconoscere anche altre lingue e culture come quella Piemontese, Siciliana, Veneta, Napoletana, Emiliana, Romagnola, Ligure,Lombarda. Queste lingue e culture sono già riconosciute da importanti studi dell’Unesco (The Unesco Red Book of Endangered Languages 93-99) e da diversi Consigli Regionali (Veneto, Piemonte, Emilia Romagna) con risoluzioni ed anche leggi regionali. Per i linguisti la distinzione gerarchica, fra “lingua” e “dialetto” è solo una invenzione delle vecchie burocrazie statali, legate ancora al concetto romantico ed ottocentesco di Stato-Nazione.
Il mito dell’omogeneità linguistica dei popoli, ha svolto una funzione storica importantissima durante il secolo scorso. Questa pretesa omogeità costituirebbe la base di una una nazione, la quale deriverebbe da questa il diritto/dovere di fondare il proprio stato. In Europa, questo mito, ha portato alla costituzione di diversi stati, fra quelli che oggi costituiscono l’ Unione Europea, Italia compresa. Mettere in discussione questo “mito” non significa mettere in discussione l’unità di un stato. Al contrario, riconoscere l’estenza della diversità linguistica significa aiutare lo stato a rifondare il patto sociale fra i suoi cittadini, su basi più realistiche e, soprattutto, più democratiche. Il plurilinguismo è non solo una parte fondamentale del nostro passato, ma anche un futuro inevitabile per tutta l’umanità, e un futuro molto attraente: conoscere più lingue è una grande ricchezza che molti di noi sono molto grati di possedere.
Il plurilinguismo è la miglior assicurazione contro l’intolleranza.
Con Stima e Rispetto
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SA-LIMBA : sa-Limba@uni-koeln.de