Lingua o dialetto?

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Non e facile determinare se un idioma e da considerare lingua o dialetto, in verita, i due termini sono  solo indicativi di uno status politico, poiche per lingua si intende un linguaggio ufficiale od ufficializzato da un ente politico o amministrativo, mentre per  dialetto si intende semplicemente un linguaggio costretto in una condizione di subalternita o di minorizzazione (piu che di minoranza) da un organo politico decisionale che opta per l’ufficializzazzione di un idioma piuttosto che un altro.


Questo e il caso dell’Italia in cui il toscano, che fino all’unificazione del 1860 era costretto in ambito quasi  esclusivamente vernacolare, e dopo l’unificazione e stato forzatamente imposto a tutte  le diverse popolazioni che componevano la neonata istituzione politica. Cosi da toscano e divenuto italiano, e da dialetto e diventato lingua. Una situazione simile la potresti ritrovare nell’ex-Unione Sovietica, dove  il russo era lingua, e il bielorusso dialetto. Oggi tutti sappiamo che il bielorusso, nonostante la stretta parentela, non e un dialetto russo, poiche la Bielorussia e uno Stato indipendente che ha adottato il bielorusso come sua prima lingua. Lo stesso vale per tutti gli idiomi della Repubblica italiana, oggi versanti in uno stato di subalternita lacerante, per gradi piu o meno acuti. I sardi ed i friulani ad esempio dopo una cinquantennale lotta per dare credito ai loro idiomi hanno oggi ottenuto il riconoscimento a lingue, uscendo dal ghetto dei dialetti, ed hanno l’opportunita di rivalutare la loro condizione minorizzata. Per il siciliano la situazione e molto differente rispetto a questi ultimi due esempi.

Se ad esempio vai alla  pagina www.linguasiciliana.org che il creatore del Forum, Nino Atria,  ha costruito noterai in basso a sinistra una mappa che mostra l’estensione delle aree dove il siciliano e parlato. Cliccandoci la potrai ingrandire, e ti accorgerai subito che il siciliano fuoriesce molto dal territorio della sola isola di Sicilia, e si estende su gran parte della Calabria e sulla parte peninsulare della regione Puglia, cioe il Salento. Il sardo ed il friulano invece sono parlati solo sul territorio della isola di  Sardegna e nel Friuli, il che gia costituisce di per se una differenza metrica tra  il nostro linguaggio e gli altri due presi ad esempio. Con questo raffronto cerco di dimostrare che una lingua regionale, un dialetto, che costituisca una variante di una lingua maggiore (ad esempio l’italiano) non dovrebbe fuoriuscire dai confini della regione stessa, senno non puo piu dirsi “regionale” ma automaticamente diviene qualcosa di piu. Il siciliano e quindi piu esteso della Sicilia. Ma continiuamo con altri esempi. Per dialetto abbiamo detto si intendono nella morale comune, piu che negli argomenti scientifici (non esiste infatti nessuna classificazione scientifica che permetta di determinare cio che distingue una lingua da un dialetto) varianti minori di una lingua maggiore, dovremmo pensare che il supposto italiano abbia avuto un’evoluzione storica, culturale, sociale, ecc. identica o quasi a quella del siciliano; ora prendendo in esame ancora il toscano, che e l’italiano, noteremo subito che la Toscana non ha da condividere molto con le aree del siciliano (Sicilia, Calabria, Salento), anzi ha una storia pressocche sempre separata da quella siciliana, cosi come potrebbe averla la Spagna o la Francia, che sono entrambe neolatine, ma nessuno si sognerebbe mai di includere il siciliano nel francese o nello spagnolo, dichiarandolo dialetto dell’uno o dell’altro, sarebbe falso  oltre che poilticamente scorretto, questo almeno fino a quando la Sicilia (o la Calabria o il Salento) saranno parte dello Stato italiano e non dello Stato francese o dello Stato spagnolo; il corso ad esempio, e stato considerato fino a non molto tempo fa un dialetto francese dalla Francia, nonostante sia un’evidente forzatura, e nonostante tra tutte le lingue neolatine il corso sia quella in assoluto piu simile al toscano, col quale condivide molto anche in termini di storia, geografia, cultura, istituzioni, societa eccetera. Questo perche la Corsica e parte integrante dello Stato francese. Quindi il termine dialetto e una chiara imposizione sociologica provocata da uno status politico. La definizione piu corretta per ritrovare le forme di una lingua, quindi di un’etnia definita e quella elaborata da Stalin (anche se da lui usata malamente). I popoli di lingua siciliana vi rientrano totalmente. Hanno comunanza di territorio, lingua, storia, cultura, tratti fisici e psichici, l’unica cosa che resta latente e l’identita comune, frammentata in tre identita “regionali” insipide rispetto a cio con cui abbiamo realmente a che fare. Qual’e il futuro di quest’identita? Per salvare il siciliano e i suoi parlanti dalla fagocitazione all’interno dello Stato italiano bisognera cercare di affermare sempre con maggior forza e consapevolezza la propria autocoscienza di Popolo, la propria appartenenza ad un gruppo ben preciso, che si esclude dalle linee tratteggiate a tavolino e caldeggiate colle armi dallo Stato italiano (o dall’Istituzione sovranazionale europea) e si svincola in un soggetto autonomo ed indipendente che manifesti con ancora piu forza la propria decisione nel volere crescere come Popolo e non come appendice morbata da un’istituzione da sempre estranea ed estraniante. Se cerchi prove scientifiche della effettiva pregnanza del siciliano come lingua e non come dialetto dubito tu possa trovarne in un qualsiasi manuale di linguistica, nessun studio serio e completo e stato mai condotto sul territorio del siciliano al fine di dimostrarne l’indipendenza linguistica dal resto dell’iatloromanzo, solo studi parziali e macchiati da pregiudizio per i quali l’italiano e e resta l’unico riferimento linguistico, e il siciliano nelle sue varianti solo un’appendice di questo.

Capirai da queste righe che questa e una battaglia nuova che viene intrapresa, e che molto c’e ancora da fare, anzitutto dimostrare ai suoi parlanti la “nobilta” e poi darne ceradito anche a chi non lo conosce. Poiche ogni sicilianofono, sa in cuor suo, che con l’italiano il siciliano non ha proprio nulla a che vedere. Per finire ti faccio un ultimo esempio e poi ti lascio, sperndo di poterti essere stato utile; ho un’amica bosniaca, che da anni vive in Italia, una volta ritroavndoci a parlare di lingue mi diceva che era in attesa ad una fermata dell’autobus nella citta dove abita, e vicino a lei delle signore ucraine che parlavano tra loro ovviamente in ucraino, e lei si stupi molto perche capiva tutto quello che si dicevano tra loro. Ora alla fine della conversazione notavamo come tutte le lingue slave si assomoglino tra loro, al punto da risultare intercomprensibili, coll’esclusione del russo, che tra tutte resta la lingua piu criptica. Questo non potrebbe mai avvenire tra un italiano, ad esempio di Firenze ed un sicilianofono di Messina, se il fiorentino parlasse in fiorentino (che e italiano schietto) ed il messinese in siciliano tra loro non ci sarebbe che una sola parola di comprensione cioe: “si”. E con questo criterio Dante opino la sua idea di lingua italiana, la lingua del “si”. Peccato che Spagna e Portogallo, dove e usata la stessa forma affermativa, non facciano parte dell’Italia, mentre la Sardegna, dove si dice anche “aju” o “aje”, ne faccia parte. E per ultima il linguista tedesco M. L. Wagner studioso del sardo e delle lingue balcaniche che affermo “c’e piu differenza tra i dialetti delle tre Calabrie, che non tra tutti gli idiomi dello slavo meridionale”, questo per dimostrare quanta varieta linguistica ci possa essere all’interno della area di lingua siciliana, che taluni vorrebbero relegare ancora al rango infamante di dialetto.

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